Essi fanno parte della collezione delle Unità d’Arredo, e sono maggiormente rappresentativi di quella testimonianza del "saper fare altro, all’interno dello sfaccettato e a volte complesso universo nel quale si muove la figura dell’architetto" che è oggetto di dibattito e riflessione della manifestazione.
Gli oggetti – scultura sono blocchi plastici che rappresentano un primo risultato di una permanente riflessione e ricerca sulla natura dell’oggetto di uso quotidiano visto quasi fosse una "natura morta".
Essi sono definiti da una dimensione spazio-tempo.
Lo spazio è quello della loro dimensione oggettuale assunta, però, come rappresentazione dell’oggetto nello spazio in assenza dell’uomo; un oggetto visto, appunto, come una natura morta lì nella centralità di una stanza, carico di un certo potere evocatore. Poi il gesto interviene, lo anima e gli attribuisce funzione.
Il tempo è quello, lungo e necessario, per la loro ideazione; è l’atto dedicatorio con il quale si attribuisce valore proprio alla prassi di progetto.

In tale sperimentazione confluiscono, quindi, le riflessioni e i risultati di studio di una costante attività di ricerca nell’ambito della Scenografia, della Composizione Architettonica e dell’Architettura degli Interni. Gli oggetti - scultura vogliono, soprattutto, essere "testimoni muti" di una decisa fiducia nella Cultura del Progetto, inteso come azione che sintetizza in un’unica esperienza differenti operazioni creative. Il concetto di "arte come azione" di futuristica memoria imprime slancio all’intero processo di progetto. Senza alcuna pretesa di attribuzione artistica, però, obbiettivo dell’operazione è quello di esplorare metodiche di progetto che trovino soprattutto nel Teatro un possibile referente culturale ed ideologico per codificare nuovi linguaggi attraverso i quali poter sperimentare la capacità evocativa e di racconto degli oggetti stessi. Gli oggetti, infatti come afferma Calvino quando entrano in un racconto hanno un grande potere evocatore, diventano "magici". Essi hanno la capacità di creare relazioni "immateriali" con lo spazio che li accoglie e con l’uomo che li usa.

Il Design ha la potenzialità di superare i limiti estremi del funzionalismo architettonico da un lato e della incomunicabilità artistica dall’altro, attraverso la contaminazione proprio degli aspetti di "azione progettuale" che contraddistingue comunque, le due operazioni creative; il rigore del processo di progetto, che la tiene legata alle necessità funzionali insite alla produzione dell’oggetto, e l’espressività della potenza dell’emozione lirica e della forza dell’immaginazione, sempre rigorosa e mai arbitraria, che rivendica, così, la sua autonomia rispetto all’industria. Gli oggetti di uso quotidiano sono "strumenti" legati ad abitudini e attività rituali, passatempi piccoli e grandi. Se straniati dal solo contesto funzionale possono decretare la presenza del mondo in casa (come in scena) assumendo il ruolo di vere e proprie sculture, potenti metafore, scrigni preziosi di memorie

Fotografie dell'esposizione